Giulio Serafini - Varenne - Acrilici e polveri di marmo su tela |
Arte contemporanea: una moda passeggera o una futura miniera d’oro?
E sulla base di un indagine condotta dall’istituto per gli
studi sulla pubblica opinione (ISPO) che ci si chiede, in questo particolare
periodo storico, contrassegnato da una sfiducia generalizzata verso l’economia
e la ripresa, se anche l’arte e nello specifico l’Arte Contemporanea stia
subendo una crisi o se possa essere considerato un settore in ascesa.
E quasi assurdo porsi questa domanda in un Paese come il
nostro che da sempre è considerato nel mondo come la patria dell’arte per
eccellenza.
Sono due i punti posti in evidenza dall’indagine dell’ISPO
da valutare come il maggior ostacolo per lo sviluppo di tale settore: il primo
riguarda la crisi economica che secondo l’ISPO sta soffocando l’arte
contemporanea, orientando l’attenzione degli italiani su altre questioni legate
alla quotidianità; il secondo concerne la difficoltà oggettiva dell’italiano
medio di comprendere e interpretare questa nuova espressione artistica, che per
tale ragione viene considerata una forma d’arte per soli intenditori.
Tuttavia
il dato sorprendente sta nel fatto che una grande fetta della popolazione
italiana non ha ancora chiara la differenza tra arte moderna e arte contemporanea
ma ritiene che quest’ultima possa essere un ottimo investimento economico.
Inoltre, da tale indagine emerge che i più interessati
all’arte contemporanea siano i giovani tra i 25 e 35 anni con un buon livello
di istruzione e residenti al centro nord, i quali associano all’arte concetti
come impulso, comunicazione e progresso.
A questo punto sorge spontanea la domanda: è davvero il
fattore cultura che discosta la collettività dall’interesse reale verso questa
nuova forma d’arte, oppure questo è solo un vestito che calza a pennello a un
fenomeno più largo?
Probabilmente sarebbe meglio riflettere su quanto l’Italia
abbia necessità di una politica rivolta alla valorizzazione dell’arte rendendo
per esempio quest’ultima più accessibile al grande pubblico. Così considerata
infatti l’arte potrebbe davvero risultare l’oggetto propulsore di un economia
statica. Basterebbe non fosse considerata un bene di lusso e quindi oggetto di
indagini finanziare che riguardano il collezionista, che diventasse detraibile
fiscalmente e oggetto di lustro per l’arredo di studi e uffici professionali.
Infine ci chiediamo se realmente l’interpretazione di un
opera possa essere legata al livello distruzione dell’individuo o primariamente
alla sua emotività. Infondo l’arte non è mai stata considerata un bene
interpretabile da chiunque al contrario sempre ritenuta materia di discussione
di elitè.
Una grande opera d’arte che sia arte moderna o contemporanea
può emozionare anche chi non ha mai studiato nulla a riguardo.
Non è forse vero che
il primo critico d’arte ha ritenuto Il Picasso una stella cometa senza scia?...
di Federica Rossi
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